L’organo idraulico di Villa d’Este

organo idraulico di Villa d’Este

Uno strumento inventato nel III secolo a.C., ad Alessandria d’Egitto, e divenuto poi di grande successo nella Roma imperiale e a Bisanzio. Un meccanismo che funzionava tramite un recipiente pieno d’aria nel quale si immetteva acqua che andava poi a sua volta ad espellere l’aria stessa.
Ebbene in questo contesto l’aria compressa dall’acqua era usata per far funzionare uno strumento musicale. Questo strumento è passato alla storia come l’organo idraulico alessandrino. Fu tra il il 1567 e il 1569 che a Villa d’Este, la meravigliosa dimora del Cardinale Ippolito d’Este, due francesi, Luc le Clerc e suo nipote Claude Venard, progettarono e costruirono un organo idraulico automatico che stupì le corti d’Italia e d’Europa.

Un macchinario in grado di emettere suoni

L’organo constava di un macchinario che emetteva il suono grazie ad un sistema idraulico piuttosto complesso ma efficace. L’intero meccanismo non si basava sulla pressione dell’acqua in un recipiente pieno d’aria; bensì su un flusso d’acqua che raggiungeva il terrazzo della fontana e veniva quindi introdotto in un bottino rettangolare dove si verificavano forti vortici.
Questa miscela di aria ed acqua discendeva in un tubo verticale e raggiungeva un vano stagno, detto camera eolia o camera del vento. Qui dentro l’acqua andava contro una lastra in pietra facendo salire l’aria nella parte alta del vano; l’acqua era quindi convogliata verso lo strumento.

Come nei carillons

Qui era poi una ruota idraulica ad imprimere il movimento ad un rullo dentato che consentiva l’apertura e la chiusura della valvole delle canne di un organo; proprio come per i tradizionali carillons.
Le canne dello strumento erano alloggiate dentro l’abside della fontana e il macchinario era sostanzialmente immerso nell’acqua; fattore che contribuì a farlo deteriorare. Fu nel 600 che venne costruito un altro organo similare, ma che era collocato all’esterno onde evitare usura.
Questa tipologia di strumento fu subito copiata e riproposta in altri parchi di Italia come Firenze, Ferrara e Roma, nello specifico al Quirinale a Villa Aldobrandini e a Villa Panphili.
Tutti questi organi sono andati distrutti; l’unico a sopravvivere fu quello del Quirinale. Lo stesso organo seicentesco di Villa d’Este è arrivato ai giorni nostri soltanto come descrizione di ciò che fu. A restare intatti sono stati soltanto la camera eolia e la tubazione che conduceva l’aria all’esterno.

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