Il Grand Tour a Tivoli: Il 700 fu il secolo del Grand Tour

Il Grand Tour a Tivoli

Il Grand Tour a Tivoli:Il ‘700 fu il secolo del  Grand Tour.

Da Berkeley a Montesquieu, da Goethe a Lessing, schiere d’intellettuali  europei  cominciarono a calare in Italia con un obiettivo principale: il desiderio di recuperare il passato, e nello stesso tempo attingere a una natura selvaggia e incontaminata dominata dai colori caldi e avvolgenti dei paesi del sud Europa.

Fu una esperienza mentale ma anche sentimentale, il viaggio in” terra italica “ divenne nel giro di breve tempo, più ancora che una tappa indispensabile per la formazione culturale del perfetto gentiluomo, una specie di prova iniziatica, un rito di passaggio necessario per completare le proprie conoscenze.

Ma il Grand Tour fu anche lo specchio nel quale la futura nazione italiana poteva meglio scorgere la propria identità ,infatti in un paese diviso,frammentato e arretrato sia  da un punto di vista culturale che economico , fece si che la presenza continua e costante di “tanti visitatori contribuì “necessariamente a una presa di coscienza sia politica che culturale !

Il Grand Tour a Tivoli, significato

Il  termine di  Grand Tour in realtà venne utilizzato per la prima volta nel 1670 da Richard Lassels, sacerdote inglese e scrittore di viaggi  in particolare in Italia.  Successivamente questo termine venne a indicare i viaggi compiuti dagli intellettuali del nord Europa e in un primo momento ebbe un carattere “pedagogico”e dunque  elemento formativo  per il giovane aristocratico. Una tappa obbligata del Grand Tour fu anche e soprattutto  la città di Tivoli per le sue antichità ma anche per le bellezze paesistiche del luogo.

Tivoli e il Grand Tour, tappa obbligata la villa dell’Imperatore Adriano.

Già a partire dal ‘600 Tivoli fu meta di artisti e intellettuali.

 Artisti del calibro di Lorrain e Poussin si erano ispirati alla campagna tiburtina, a seguire anche pittori olandesi della corrente dei cosiddetti Bamboccianti, attratti soprattutto dallo studio diretto della natura  , frequentano Tivoli.Tra questi artisti  ci sono Philipp Peter Ross, detto anche Rosa da Tivoli perché per un certo periodo visse   a Tivoli dormendo all’interno di un rudere  pertinente alla   Villa Adriana. Nel 1627  due artisti di questa corrente lasciarono addirittura la propria firma nel criptoportico della Villa Adriana che si sviluppa al di sotto dell’ edificio chiamato  “Quadriportico con Peschiera” ancora oggi visibile.

Un secolo dopo sempre a Villa Adriana  alcuni direttori dell’Accademia di Francia incoraggiarono le gite dei propri studenti nella  Villa di Adriano. Nella nicchia della facciata nord della cosiddetta sala circolare  è visibile la firma del pittore Hubert Robert risalente al 1765. Nel 1775 il pittore francese Louis Chaix disegnò una splendida veduta delle Grandi Terme. Ma Villa Adriana fu soprattutto visitata da architetti  su cui esercitava un grande fascino. Tra i francesi troviamo Charles-Louis Clerisseau  che si recò in Villa tra il 1740 e il 1750, spesso insieme anche ad altri architetti quali nel 1762 Jacques Gondoin  di cui è ancora visibile la sua firma datata al 1763 nel Criptoportico con 

Peschiera e quella dell’architetto italiano Giacomo Quarenghi  risalente al 1769. Tra tutti questi artisti spicca comunque a Villa Adriana la presenza di Gian Battista Piranesi, un graffito del 1741 riportato sempre nel Criptoportico dell’Edificio con Peschiera ne rivela la sua presenza.  Egli lavorò per  circa dieci anni  della sua vita alla realizzazione della pianta della Villa Adriana,alla sua morte gli subentrò il figlio Francesco.

Le fonti ci dicono che quando andavano a disegnare la villa questi artisti erano soliti alzarsi all’alba, consumavano un pasto frugale,e si accontentavano di un materasso di paglia adagiato tra le rovine! L’architetto Legrand ci dice anche che quando disegnavano e prendevano le misure della villa,frequentemente erano obbligati a farsi largo nella boscaglia a colpi di accetta e che spesso dettero anche fuoco,soprattutto in estate per eliminare scorpioni e serpi e disegnare così in pace.

Villa D’Este

A Villa D’Este a partire dalla fine del ‘600 operarono artisti del calibro di G.F.Venturini famoso per le sue incisioni, mentre nell’Ottocento troviamo operativi gli artisti Percier e Fontaine anche loro  esperti nell’arte della incisione. Nel 1760 la situazione del giardino estense viene raffigurato nei disegni di Hubert Robert e Fragonard dell’Accademia di Francia a Roma che nel 1760 trascorsero l’estate a Tivoli.

L’altro luogo che tanto attirava gli artisti del Grand Tour a Tivoli erano le Cascate del fiume Aniene e la zona relativa all’Acropoli della città famosa per i suoi templii di epoca romana laddove poi nei primi decenni del 1800 venne realizzata la Villa Gregoriana. Alla fine del Seicento pittori di paesaggio come Nicolas Poussin,Gaspar Van Wittel ritrassero il fiume Aniene con le sue cascate.

Addison ci dice nel 1705 che gli artisti si spostavano da Roma a Tivoli per studiare il paesaggio della città tiburtina, non solo pittori ma anche poeti quali Thomas Gray che rimase impressionato dalla forza e dalla potenza della Cascata del Fiume Aniene. Seguirono le incisioni del Piranesi ,quelle di Corot e Fragonard che servirono a rendere famoso questo luogo dove la forza della natura si coniuga alla storia e alla leggenda di questo luogo.Fragonard in particolar modo soggiornò a Tivoli,nella Villa D’Este ospite dell’Abate Richard de Saint- Non rimanendovi ben tre mesi .

Un altro artista famoso che ritrasse Tivoli e le sue antichità fu uno degli “ Acquarellisti” più importanti dell’epoca, Jhon Warwiche Smith che dipinse la cd.Villa di Mecenate nel 1776.  Qui a Tivoli operò anche il pittore Hubert Robert di cui ricordiamo un famoso dipinto a olio che ritrae l’Acropoli di Tivoli con il Tempio di Vesta. Anche Goethe ammirò questo spettacolo della natura, le fragorose cascate, le rovine antiche che ci dice “ ci fanno più ricchi interiormente” ! Oltre a Wolfgang Goethe (1749 -1832) altri artisti del calibro di Lord Byron , Chateaubriand, Madame de Stael che nel 1807 pubblicò il romanzo “ Corinna o l’Italia “ e George Sand furono richiamati dalla bellezza di questi luoghi.

L’antica città di Tibur,il fiume Aniene , la natura benigna e matrigna nello stesso tempo divisa tra il sublime e l ‘ orrido, fecero dunque si che avventurieri ,intellettuali artisti venissero a Tivoli alla ricerca di arte,archeologia e natura!

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